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Intervista a Valeria Fumagalli

Intervista a Valeria Fumagalli

Abbiamo intervistato Valeria Fumagalli, ricercatrice presso l’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano e borsista di Fondazione Prossimo Mio. La dottoressa svolge la sua attività di ricerca all'interno del laboratorio di biosicurezza di tipo P3, l'unico in Italia e nel mondo dove lo studio in vivo di infezioni come quella da SARS-Cov-2 può essere effettuato tramite tecnologie avanzate di imaging e sequencing.

1) Quale è la tua formazione?
VF: Ho frequentato il corso di biotecnologie mediche all’Università Milano Bicocca, con una tesi magistrale sulle leucemie infantili che ho potuto studiare grazie ad un periodo presso la Fondazione Matilde Tettamanti Menotti De Marchi Onlus. Ho vinto successivamente una borsa di studio all’Università Vita-Salute San Raffaele per conseguire il dottorato di ricerca nel laboratorio del Professor Luca Guidotti e Professor Matteo Iannaccone.
Ho continuato per due anni un percorso di post dottorato con loro e ho vinto una posizione come ricercatrice a tempo determinato presso l’Università Vita-Salute San Raffaele. Qui continuo a fare ricerca e ho introdotto delle ore di didattica.

2) Di cosa ti occupi presso l’Università Vita-Salute San Raffaele?
VF: Il laboratorio in cui lavoro si chiama Immuno patologia e dinamica delle risposte immunitarie ed è focalizzato sullo studio delle interazioni patogeno-ospite, in particolare i virus, per capire quali armi del sistema immunitario sono benefiche per l’eliminazione del virus e quali invece sono deleterie, per poter trovare dei nuovi meccanismi che possono essere proposti come nuove terapie o azioni preventive nei confronti di infezioni virali.
Recentemente grazie alle diverse donazioni, tra cui quella di Fondazione Prossimo Mio, abbiamo potuto allestire un nuovo laboratorio dedicato allo studio del Coronavirus. Un laboratorio con livello di sicurezza di tipo P3 che ci permette di studiare con pochi rischi l’infezione respiratoria da Coronavirus e la patologia che ne consegue nei polmoni. L’attività di ricerca si concentra su come il sistema immunitario possa essere modulato per sconfiggere il patogeno.

3) Quali sono le procedure di accesso al laboratorio?
VF: Questo laboratorio ha un livello di biosicurezza di tipo P3 e possiamo studiare con pochi rischi virus pericolosi per l’uomo come il virus dell’epatite B e recentemente, con il nuovo allestimento, anche il Coronavirus. 
Per entrare nel laboratorio dobbiamo indossare una tuta, due calzari, due paia di guanti, una cuffia e la mascherina. Per accedere alla stanza dedicata al Coronavirus dobbiamo ulteriormente indossare un altro paio di guanti, un altro paio di calzari, un’altra tuta e in più il caschetto Versaflo. È un casco che presenta un sistema di filtraggio dell’aria in ingresso per proteggere dai virus che si stanno studiando.

3.2) Come è indossare il casco Versaflo?
VF: All’inizio è stato divertente ma anche impegnativo. Divertente perché sembriamo degli astronauti e impegnativo perché, oltre a dover indossare molti strati, l’aria di ingresso nel casco crea un flusso che rimbomba sulle orecchie e genera fastidio. Per fortuna ci si abitua e si lavora bene lo stesso.

4) Quali sono i prossimi passi?
VF: I prossimi passi del laboratorio sono continuare a studiare le infezioni respiratorie e la patologia polmonare che ne consegue. Perché nonostante la diminuzione dell’interesse del Coronavirus è importante continuare a creare conoscenza in questo ambito così come è stato per SARS COV 1 e MERS. La storia insegna! Infatti, gli studi effettuati su questi due virus sono stati usati per la pandemia di SARS-CoV-2 e in modo repentino si sono trovati i vaccini. Senza questa conoscenza pregressa ciò non sarebbe stato possibile.
È bene continuare a fare ricerca perché c’è sempre qualcosa di nuovo da scoprire che può essere utilizzato per nuovi virus, infezioni e patologie.

5) Come hai scelto questo percorso e cosa consigli a chi intende diventare ricercatore?
VF: Ho deciso di intraprendere questo percorso e di fare il ricercatore perché ai tempi del liceo, durante la prima lezione di scienze dedicata alla cellula, sono rimasta meravigliata da come un organismo così piccolo contenesse tutte le informazioni per poter funzionare e far funzionare quello che ha attorno. Mossa dal desiderio di conoscere e di capire il meccanismo delle cellule ho continuato i miei studi in biologia e in immunologia. Questa continua ricerca e scoperta del nuovo mi ha sempre di più affascinata e mi ha portato ad amare quello che faccio e sono contenta.
Per questo lavoro bisogna essere motivati, non mollare, affrontare le difficoltà col sorriso perché i fallimenti nella ricerca sono al 99%. Quell’1% però di successo ti soddisfa tantissimo, perché può essere applicato per la cura di una patologia per aiutare le persone.
Le opportunità ci sono, io sono fortunata, lo ammetto, lavoro in un laboratorio che ha le possibilità economiche e realizza studi e ricerche molto avanzate. Bisogna cercare le opportunità, in Italia ci sono e si può fare della buona ricerca.

Grazie

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26/10/2023
Valeria Fumagalli, insieme ad un team internazionale di ricecatori, ha vinto una delle sovvenzioni di ricerca più importanti nel panorama dei finanziamenti UE, l’ERC Synergy Grant, per esplorare i nuovi approcci di immunoterapia delle metastasi del fegato.
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